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Premio Letterario Internazionale Jacques Prévert 2017
XXIII Edizione

Ultimo aggiornamento: 21 Febbraio 2018
Clicca qui per il bando completo del concorso
Andamento del concorso:
  • La data di scadenza prevista del 30-12-2016 è stata prorogata al 16-01-2017
  • Resi noti i risultati in data 25-05-2017. La Giuria ha iniziato la valutazione delle opere pervenute in data 01-03-2017.
  • È stata inviata comunicazione ai segnalati e ai finalisti a mezzo lettera in data 25-05-2017 con indicazione del premio conseguito e come usufruirne..
  • La premiazione si è tenuta Sabato 17 febbraio 2018 alle ore 15,00 presso il Teatro Polifunzionale La Corte dei Miracoli – piazzale delle Associazioni, 19 – Melegnano (Milano). Spedita in data 29-12-2017 a mezzo posta, la lettera di invito ai vincitori. Online le fotografie Spedita in data 29/12/2017 lettera di invito a mezzo posta.



Cliccare qui per scaricare indicazioni utili per i premiati in versione pdf


Risultati

Risultati XXIII Edizione Premio Letterario Internazionale Jacques Prévert 2017


La Giuria della Sezione Poesia, presieduta da Olivia Trioschi, dopo attenta valutazione delle opere pervenute, rende nota la seguente graduatoria:


  • Opera 1^ classificata Silloge senza titolo di Veronica Pinna, Fonte Nuova (Roma). Vince: Targa Jacques Prévert – Pubblicazione di un libro di 32 pagine edito dalla casa editrice Montedit con assegnazione di 100 copie all’Autore – Attestato. Questa la motivazione della Giuria: «C’è più di un itinerario in questa raccolta di Veronica Pinna. Un itinerario geografico, fatto di luoghi fisici accuratamente annotati al piede di molte poesie come parte integrante dei versi; un itinerario della memoria, che accosta spazi lontanissimi con un trattino, come a voler annullare chilometri e ore, giorni o forse anni di distanza; e c’è un itinerario del destino, bizzarro , ironico, doloroso e stupefatto, un itinerario che parla il linguaggio cifrato dell’imprevedibilità, fino a un istante prima, e dell’inevitabilità, l’istante dopo: “ed è un attimo / è uno schiocco / è un presagio / si chiama destino” scrive la Pinna, subito prima di incontrare il suo, davanti a una birra e a un paio d’occhi che parlano di “paesaggi irreali”. Destino bizzarro e ironico, quando indossa i panni di uno sconosciuto in ciabatte da mare e cravatta; doloroso, se diventa una gabbia; stupefatto, di fronte alla fertile violenza dell’amore e ai mistero dell’assenza.
    Viaggiando su itinerari così densi, è inevitabile incontrare silenzi e solitudini, e talvolta chiedersi persino se l’assenza non sia un altro modo, e non meno decisivo, per essere nelle cose, farle vivere, amarle e conservarle per sempre». Olivia Trioschi
  • Opera 2^ classificata “è rosso intensamente” di Patrizia Berlicchi, Roma. Vince: Pubblicazione di un libro di 32 pagine edito dalla casa editrice Montedit con assegnazione di 50 copie all’Autore – Attestato. Questa la motivazione della Giuria: «Non sono certo una scoperta, le poesie di Patrizia Berlicchi, ma una conferma di qualità. Con la sua voce poetica calda e acuminata, lucidissima e sognante, l’autrice riprende a incastonare i suoi versi in piccole composizioni che sembrano attingere dal suo amatissimo mare una musicalità liquida e suadente, cesellata in richiami fonosimbolici non appariscenti, ma sempre decisivi per la costruzione di molteplici e niente affatto scontate direzioni di senso. Spesso, infatti, è la chiusura della lirica a imprimere un’accelerazione in senso opposto a quello delineato nei versi precedenti: una sorta di illuminazione improvvisa, alla maniera dell’haiku, o di Emily Dickinson, che accende l’intera composizione, rivelandone la densità espressiva.
    È questo, probabilmente, il filo rosso che dà compattezza a una raccolta di dimensioni contenute ma respiro ampio, dove autobiografia e cronaca, pubblico e privato vengono scomposti in immagini cristalline e poi ricomposti in piccole sinfonie di grazia feroce, nitida pietà, rispetto pulito e, sempre, totale immersione nella corrente immensa e turbinosa dell’umano». Olivia Trioschi
  • Opera 3^ classificata “Interstizi” di Diego Baldassarre, Pistoia. Vince: Pubblicazione di un Quaderno di 32 pagine edito dalla casa editrice Montedit con assegnazione di 50 copie all’Autore – Attestato. Questa la motivazione della Giuria: «Gli interstizi sono piccole fessure, minime soluzioni di continuità, interruzioni dell’uniformità di un corpo, di una superficie, di una struttura. Come la frattura sottile su una roccia, la crepa che arabesca l’angolo in alto della parete, il solco lievissimo tra due mattoni, il velo tra due cellule. O la poesia. Anche una poesia – specie quando è breve – si insinua senza peso, rompe la regolarità bidimensionale di uno schema, apre varchi affusolati, intangibili e incantatori come la scia della luna sull’acqua. Da questa idea di poesia – la poesia come irregolarità, la poesia come alito fresco dentro un corpo intatto – nascono i versi di Diego Baldassarre, che “un millimetro alla volta” trova “la fessura sul foglio” e la perlustra con movimenti piccolissimi, capaci però di andare in tutte le direzioni suggerite da una visione emotiva e lucida insieme, sorvegliatissima da un istintivo rifiuto dell’empatia a tutti i costi. Baldassarre non prende la strada maestra dell’adesione sentimentale alle cose; preferisce l’interstizio della riflessione, dove l’emozione ha tempo di sedimentare e di trasformarsi in sguardo profondo e attento sulla vastità di connessioni che, come una rete sottile di fessure e crepe, legano il nonsenso individuale al potenziale significato complessivo delle tante esistenze in cui si sfaccetta ogni singola vita». Olivia Trioschi
  • Opera Segnalata dalla Giuria “Adolesco” di Filippo D’Attardi, Trieste. Questa la motivazione della Giuria: «Bruni, fertili, corposi e fecondi come la buona terra da vigna e da grano: così sono queste poesie – in verità quasi-racconti – di Filippo D’Attardi, infaticabile contadino di parole domesticate con cura e ora germinate rigogliose e morbide, ricche di tutti i colori e i profumi della campagna, vivaci e robuste come certe indimenticabili figure di donne, rotonde e dolci come l’uva e i ricordi, compresi quelli amari. Ad avvolgere tutto, una limpida aria di paese, con le voci popolari, le tradizioni, la ruota delle generazioni che gira senza spezzare legami e ritmi. Leggere questi versi è come mangiare il pane: ritrovare il sapore pulito e semplice delle cose che ci rendono uomini e donne». Olivia Trioschi
  • Opera Segnalata dalla Giuria “Passi di poesie” di Loredana Di Bartolo, Acireale (Catania). Questa la motivazione della Giuria: «Le poesie di Loredana Di Bartolo hanno forse avuto un corso sotterraneo e silenzioso, come un fiume carsico, prima di trovare la via che dai luoghi misteriosi del sé le ha portare a scavalcare argini terrosi e a fluire rapide, impetuose, intolleranti di qualsiasi vincolo, pronte a ghermire piccole perle e vaste distese di cielo nel flusso ininterrotto della voce finalmente ritrovata con la felicità e la facilità del gesto che apre la finestra al sole della primavera». Olivia Trioschi
  • Opera Segnalata dalla Giuria “Frontiere” di Claudio Guardo, Cles (Trento). Questa la motivazione della Giuria: «Frontiere tra il qui e l’altrove, tra il silenzio e la parola, tra la vita che ci è data e tutte le vite possibili, incrociate per un attimo o mancate per un soffio: è su questa linea sottile che si muove Claudio Guardo in questa nuova raccolta, accordando i suoi versi brevi e nitidi al passo leggero e cauto del viaggiatore di confini, dell’esploratore di spazi cangianti e inquieti. Spazi avvinti da un moto perpetuo, come le Simplegadi del mito, che qui diventano simbolo degli urti casuali e inevitabili del destino da cui è vano cercare riparo; spazi sfuggenti come il presente, inafferrabile nel suo essere già diventato passato, e altrettanto illusorio nella sua irridente promessa di futuro; spazi abitati dall’impossibilità del desiderio, come il “piccolo seno” su cui mai si potrà trovare riposo, o come l’ “isola inesistente” che sfuma nell’ombra in un tripudio di rosso e arancio tale che par di poterla toccare… ma no, il riverbero è tutto negli occhi, mentre la mano rimane vuota. Quelle di Guardo sono poesie della sottrazione e dello scavo, concentratissime sul dettaglio – l’acero rosso, una foglia secca, un carillon – e avare di parole, nitide nelle immagini – le campane nella sera stellata, le bacche del sorbo che arrossano il giardino – e sobriamente raffinate nei riferimenti colti. Sono poesie misurate, che proprio da questa misura ricavano lo strumento per uscire dallo spazio angusto dell’autobiografismo e dell’emotività per trovare, invece, il respiro più ampio della mente che si interroga, e talvolta si arrende, di fronte alla meraviglia di una vibrazione, allo scandalo di una nuova ferita, alla drammatica ed esaltante scoperta che non vi sono risposte, ma solo domande, fino alla fine». Olivia Trioschi
  • Opera Segnalata dalla Giuria silloge senza titolo di Egidio Longhi, Sondrio. Questa la motivazione della Giuria: «Aria d’altri tempi, nelle poesie di Egidio Longhi. Lo stile trae la sua freschezza dall’essere volutamente fuori moda, lievemente classicheggiante, e in alcuni passaggi debitore dichiarato – con evidente orgoglio dell’autore – di alcuni grandi della poesia novecentesca. Il tema, l’amore, è scelto con sicurezza, senza timore di apparire poco originale, e anzi nella consapevolezza che mai l’amore finirà di dire quel che ha da dire: perché “nulla può / il feroce tempo” su un cuore che ama». Olivia Trioschi
  • Opera Segnalata dalla Giuria Silloge senza titolo di Marco Roveglia, Novara. Questa la motivazione della Giuria: «La misura dei versi di Marco Roveglia è l’atmosfera. Sono poesie che bastano a se stesse, ciascuna disegnata come un momento fuori dal tempo, un’istantanea di eternità. Senza gerarchie di significato e di livello, come se ogni elemento – sia esso uno sciame di insetti o una selva di prue o una tazza di tè – avesse uguale spessore e densità, e potesse ugualmente rivelare un segreto che è lì, sempre presente eppure impalpabile e sfuggente, dietro l’apparenza delle cose, intessuto nell’atmosfera irripetibile di ogni singolo istante». Olivia Trioschi
  • Opera Segnalata dalla Giuria “Tra paese e città” di Riccardo Savani, Novi di Modena. Questa la motivazione della Giuria: «Vagamente stralunato, un io lirico animato da amore e rabbia in egual misura si aggira lungo i marciapiedi polverosi di periferie urbane grigie, che gatti randagi, vino e canzoni lontane trasformano in romantici luoghi perduti; sosta davanti al mare “scuro e denso”; attraversa campagne scintillanti di brina e rugiada; e non trova riposo mai, spinto da un’inquietudine che si chiama vita, e dal desiderio di scovare una risposta al fondo di uno sguardo, di un bicchiere o di una strada che sembrava senza uscita». Olivia Trioschi


Alle opere Segnalate dalla Giuria vengono offerte vantaggiose proposte di pubblicazione con l’assegnazione di copie in omaggio, in caso di pubblicazione in volume con la casa editrice Montedit e Attestato di merito.


La Giuria ha stabilito di offrire vantaggiose proposte di pubblicazione ad una rosa di opere finaliste meritevoli.



La Giuria della Sezione Narrativa, presieduta da Massimo Barile dopo attenta valutazione delle opere pervenute, rende nota la seguente graduatoria:

  • Opera vincitrice “L’unica possibilità di amare” di Giuseppe Sorrentino, Napoli. Vince: Targa Jacques Prévert – Pubblicazione dell’opera vincitrice in volume edito dalla casa editrice Montedit con l’assegnazione di minimo 30 copie gratuite all’autore, aumentabili proporzionalmente al numero di pagine dell’opera, sino a un massimo di 100 copie. Questa la motivazione della Giuria: «Giuseppe Sorrentino offre un romanzo filosoficamente e umanamente coinvolgente.
    La storia del travagliato amore tra il famoso filosofo Martin Heidegger e la giovane studentessa Hannah Arendt viene resa viva e pulsante, costantemente rivisitata nella dimensione umana con le sue problematicità e con le ripercussioni collegate al loro innamoramento, fino ad addentrarsi nella dimensione interiore che esalta il desiderio d’amore, seppur sempre in equilibrio sulla linea di confine tra il travaglio esistenziale ed il corale dramma umano.
    Sul palcoscenico della Storia i prodromi dell’avvento al potere del partito nazionalsocialista di Adolf Hitler con l’ideologia che considera gli “ebrei” come la causa di tutti i mali del mondo: un popolo senza radici, teso unicamente a soddisfare il lato economico, che contamina la pura razza ariana e, per questi motivi, deve essere perseguitato.
    La giovane Hannah, innamorata del professore Heidegger, chiamato “il mago”, rimane delusa quando legge, sui quaderni privati del filosofo, alcune sue riflessioni che sembrano “appoggiare”, anche solo sotto l’aspetto filosofico, tale ideologia e, ulteriore elemento che aggrava la situazione, consiste nel fatto che lui è sposato con una donna che sostiene apertamente il partito nazista.
    Alla fine della guerra, con la sconfitta del nazismo, Heidegger sarà esautorato come rettore dell’Università di Friburgo e sarà sospeso dall’insegnamento universitario.
    L’incontro con Hannah, espatriata negli Stati Uniti e ormai divenuta famosa grazie a numerosi scritti filosofici, segnerà l’ultimo atto dell’essenza profonda della loro storia d’amore.
    La considerazione finale riconduce alla forza universale dell’amore, capace di superare le tragedie e gli errori degli esseri umani, nient’altro che semplice pulviscolo cosmico davanti all’infinito.
    Lei era sempre rimasta la “fanciulla straniera” che “rendeva felici starle vicino” e nell’ultima lettera, Hannah gli scriverà: “Lascio su questa terra l’unica possibilità di amare concessa dalla vita”.
    Il filosofo Heidegger, poco tempo dopo, morirà con il suo biglietto tra le mani.
    La narrazione di Giuseppe Sorrentino è limpida e precisa, capace di alimentare le concezioni filosofiche con numerose dissertazioni che ampliano il raggio d’azione del romanzo e, in un vibrante crescendo, di innalzare al cielo il significato più autentico dell’amore, unica sostanza invisibile in grado di illuminare il periglioso e sofferto percorso umano». Massimo Barile


  • Opera Segnalata dalla Giuria “Saharland” di Elena Bresciani Baldi, Forte dei Marmi (Lucca). Questa la motivazione della Giuria: «Il romanzo di Elena Bresciani Baldi rappresenta una fedele immagine di ciò che potrà succedere tra qualche decennio in relazione a ricerche sulla manipolazione genetica e programmazione di future creature in gestazione all’interno di uteri sintetici, appunto, manipolate secondo i desideri dei loro “proprietari”.
    Il racconto risulta sconvolgente e la protagonista Yana, donna decisa e combattiva, ricercatrice al Fetus Center dove sono custoditi i feti in uteri artificiali, lotterà con tutte le sue forze per contrastare tale follia.
    La vicenda propone alcune situazioni da brivido, come ad esempio, un esame di compatibilità tra i genitori; il progetto di “Incremento demografico indotto”; microchip collegati ai neonati e la programmazione delle nascite di bambini manipolati e perfetti; la figura mefistofelica del dottor Kruger che esegue esperimenti su persone anziane e feti, fino al sorprendente epilogo, autentico atto di giustizia divina.
    L’amore che nascerà tra Yana ed il dottor Felipe Navarra, dopo alterne vicende e una dura lotta con difficili prove da superare, riuscirà a salvare il loro bambino.
    Il romanzo di Elena Bresciani Baldi merita di essere letto, in primo luogo per la sua profonda umanità e, poi, per rendersi conto di ciò che potrà succedere in un probabile futuro che definire folle è dir poco». Massimo Barile
  • Opera Segnalata dalla Giuria “A quanti lo accolsero…” di Francesco Fabbrocino, Petrignano di Assisi (Perugia). Questa la motivazione della Giuria: «Francesco Fabbrocino presenta un romanzo storico sul cristianesimo primitivo e, utilizzando come voce narrante un tal Tichico, collaboratore di Paolo di Tarsio, racconta le vicende relative ai “primi fratelli” di fede, alla loro opera di proselitismo, al loro sacrificio e martirio, “in nome di Gesù Signore Nostro Salvatore”.
    L’excursus storico parte dal periodo in cui nasce il cristianesimo, mal tollerato dalle autorità dell’Impero Romano, ma che inizia già a diffondere gli insegnamenti di Gesù, e giunge fino alla sua apparizione ai discepoli dopo la morte. Numerose le figure evocate che continuarono l’opera di evangelizzazione, sognarono che l’Impero di Roma sarebbe caduto e accettarono il sacrificio del martirio per essere beati e raggiungere il Regno dei Cieli.
    Interessante l’analisi storica sulle origini del cristianesimo svolta da Francesco Fabbricino che, dopo attento sguardo rivolto alla situazione politica, sociale e filosofica di quel periodo, riporta numerosi riferimenti biblici come anche acute osservazioni sulla vita quotidiana, fino alla chiusa finale: “Coloro che accolsero la Parola di Dio divennero suoi figli” perché “credere nel logos cristiano significa spalmare balsamo sulla morte”». Massimo Barile
  • Opera Segnalata dalla Giuria “Numeri e parole” di Enrico Ferrero, Biella. Questa la motivazione della Giuria: «Il romanzo di Enrico Ferrero, decisamente coinvolgente, propone la paradossale vicenda d’un docente di matematica per il quale i “numeri” sono importanti, direi fondamentali, nella vita e, non a caso, sono famose le sue elucubrazioni sui “numeri” a causa delle frequenti veglie notturne.
    Il protagonista Matteo Franchi, più di ogni altra cosa, desiderava innamorarsi di un’altra donna, perché la vita matrimoniale con Marzia lo stava soffocando, tra indifferenza ed inganno, e ormai non resisteva più.
    Ricercava, nel lavoro di docente, le necessarie soddisfazioni per “andare avanti” e nei suoi adorati “ragazzi” rivedeva il suo entusiasmo giovanile, purtroppo sepolto nella vita che stava conducendo: “La matematica riesce a farci comprendere l’impossibile: ciò che il divino vuole svelarci poco alla volta” amava ripetere.
    Lui era un raffinato esteta in cerca della bellezza e, come per gioco, aveva cominciato ad inventarsi improvvisi innamoramenti, sempre collegati ad una sorta di calcolo matematico, con relative lettere d’amore offerte a donne sconosciute.
    In un luogo isolato, in una casa che era diventata la perfetta oasi mentale, aveva cercato la sua nuova vita.
    A causa del destino crudele, la moglie scoprirà la sua relazione d’amore con Magda e la vendetta mortale non si farà attendere: sarà avvelenato insieme all’amante e verranno sepolti in giardino.
    La narrazione è perfetta nel descrivere il travaglio esistenziale d’un uomo e le sue parole, tra complessi calcoli matematici ed enigmatico desiderio di energia vitale, si tramutano in una simbolica sofferta testimonianza che scende lenta sull’umano vivere». Massimo Barile
  • Opera Segnalata dalla Giuria “Dante’s trilogy” di Laura Rosaria Losio, Genova. Questa la motivazione della Giuria: «Narrazione effervescente e pervasa di colpi di scena strettamente collegati alla forza del Fato che lega tutti gli esseri viventi e domina sulle loro misere umane illusioni.
    Nel racconto iniziale, emerge la figura di un’archeologa che ha dedicato anni allo studio e alla decifrazione di antichi codici, e, finalmente, riesce a partecipare ad una spedizione in America Latina, in uno dei siti più importanti della cultura Azteca, desiderosa di portare alla luce alcuni segreti archeologici e a nulla erano servite le premonizioni nefaste del suo fidanzato con il presagio di tremenda sventura perché lei era stata irremovibile, animata dalla sua ambizione.
    Scoprirà il Tempio del Nuovo Fuoco e, poco prima del fatale epilogo, dentro uno scrigno ligneo posto su un altare, troverà un cuore ancora pulsante, immerso in un liquido nerastro.
    Il senso della morte ed il sottile filo del destino accomuna i racconti di Laura Rosaria Losio e, nella narrazione che chiude la trilogia, non può mancare la figura di un maggiordomo, dal nome evocativo di Virgile, che salva un uomo, narcotizzato e rinchiuso nel sarcofago del mausoleo di famiglia». Massimo Barile
  • Opera Segnalata dalla Giuria “Fiori nella spazzatura” di Tomas Horne, Modena. Questa la motivazione della Giuria: «Raccolta di racconti che mette in luce la grande capacità di scrittura dell’autrice, sempre efficace nel rendere la sostanza profonda delle storie prescelte grazie ad una narrazione fluida e lineare, seppur velata da una propensione verso un simbolico “altrove”, ammantata da un senso d’inquietudine ed un alone di enigmatica attesa
    Tale intenzione si evidenzia nel racconto iniziale, che apre la raccolta e regala il titolo al libro, dove il protagonista abbandona i “panni di se stesso” per cercare di vedere “qualcosa” che sia migliore della sua attuale vita che risulta noiosa, piena d’insofferenza e pervasa di sentimenti negativi.
    Si assiste ad una sorta di “migrazione cerebrale” in un nuovo mondo, che sia immaginario ed onirico poco importa, perché la decretazione finale è che rappresenta la semplice e tragica verità della pazzia». Massimo Barile
  • Opera Segnalata dalla Giuria “Bravo Verdi!” di Sara Rossi, Münster (Germania). Questa la motivazione della Giuria: «La vita del grande compositore Giuseppe Verdi rivive nel romanzo di Sara Rossi.
    La narrazione prende avvio dal giorno in cui il padre di Giuseppe compra una vecchia spinetta con la convinzione che il figlio, con la sua passione per la musica, riuscirà a comporre grandi opere
    Giuseppe ha solo undici anni, ma già scrive musica e suona. Fondamentale diventa la possibilità di aprirsi a nuovi orizzonti che offrano la consacrazione al suo talento.
    Segue il trasferimento a Busseto, dal maestro Provesi, che sarà di grande aiuto per il giovane e gli consiglierà di andare al conservatorio di Milano.
    Le difficili prove da affrontare non fermeranno il giovane Verdi: dopo il matrimonio con la prima moglie Margherita e la nascita di una figlia, seguirà il secondo matrimonio con Giuseppina Strapponi, fino al riconoscimento della sua arte e al successo al Teatro della Scala con l’apoteosi, nel 1842, del famoso “Nabucco”, tra i meritati applausi.
    Sara Rossi, nel suo breve romanzo, grazie ad una scrittura precisa e lineare, esalta l’umanità di coloro che, fin dalla sua infanzia, sono stati vicini a Giuseppe Verdi, accompagnandolo e consigliandolo nel miglior modo, conducendo per mano il grande compositore, fino alla decretazione della sua Arte». Massimo Barile
  • Opera Segnalata dalla Giuria “‘Liutan’ Il primo sciamano” di Ferdinando Tol jari, Casaleone (Verona). Questa la motivazione della Giuria: «Il flusso narrativo di questo romanzo di fantascienza risulta avvincente fin dalla prima immagine, offerta da Ferdinando Toaiari, con la figura del capitano Russell Soldierson, un viaggiatore spaziale ibernato su un’astronave salpata dal continente europeo quando la Terra è stata abbandonata, e che, da molti anni, sta dialogando con una proiezione olografica, in attesa dell’atterraggio sul Nuovo Mondo.
    La flotta navale fa parte del progetto Cristoforo Colombo: la Santa Maria è la nave degli Stati Uniti, la Nina del Canada, la Pinta dell’Europa e, infine, sulla nave Glory, viaggiano i rappresentanti delle varie religioni della Terra: purtroppo, alcune navi risultano disperse nonché numerosi componenti del viaggio stellare sono già morti ed il computer centrale della “nave faro”, attraverso le sue sonde, mantiene tutto sotto controllo.
    La discesa sul Nuovo Mondo, dove domina la Natura, che parla con le “sue” creature attraverso le connessioni neurali, aprirà novi scenari ed il capitano Russell si renderà conto che le storie e leggende narrate erano solo menzogne, inganni e falsificazioni.
    Il famoso progetto Colombo era totalmente asservito ad un Ordine Superiore, composto da pochi eletti che avevano inventato una tecnologia che permetteva l’ibernazione prolungata e la rigenerazione dei tessuti: il segreto elisir che rendeva immortali.
    La verità sulle reali intenzioni del progetto era stata taciuta. La forza del destino però aveva sovvertito ogni ipotesi umana ed ora l’umanità superstite era pronta per vivere in un Nuovo Mondo dove nel cielo dominava la costellazione del Corvo e lui, il capitano Russell, ora Muninn, sarebbe stato il “primo sciamano” di quel Mondo.
    Ferdinando Toaiari, possiede maestria nella narrazione, ritmo incalzante ed effervescente, stupefacente visione immaginifica ed estrema facilità di fascinazione». Massimo Barile
  • Opera Segnalata dalla Giuria “I Racconti dell’arte” di Tiziana Tomai, Taranto. Questa la motivazione della Giuria: « Raccolta di racconti collegati al tema dell’arte che mette in evidenza la grande passione per la scrittura di Tiziana Tomai, costantemente pervasa di profonda umanità e magistrale nella sua narrazione ammaliante.
    Il racconto iniziale, intitolato “Marcella”, prende il nome da uno dei pochi dipinti superstiti della produzione dell’artista Ernst Kirchner, che rappresenta simbolicamente l’anelito di libertà, la difesa del “diverso”, in definitiva, tutto ciò che Hitler ed il nazismo vogliono distruggere. Il dipinto viene strenuamente difeso dall’ebreo Avraham, per il quale l’Arte è l’ unico amore durato tutta la vita, che lo custodisce dopo aver fatto una promessa allo stesso Ernst: nonostante il fatto che la città di Vienna sia in fiamme, Avraham, facendo appello alla sua intelligenza e al suo coraggio, riuscirà a salvare il quadro anche grazie all’aiuto della figlia Malka.
    La forza segreta dell’opera di Kirchner risiede nel suo simbolico significato, come sopra accennato e come è stato splendidamente raccontato da Tiziana Tomai. Oggi possiamo ammirare il famoso dipinto al Moderna Museet di Stoccolma». Massimo Barile


Alle opere Segnalate dalla Giuria vengono offerte vantaggiose proposte di pubblicazione con l’assegnazione di copie in omaggio, in caso di pubblicazione in volume con la casa editrice Montedit e Attestato di merito.


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